Oggi i giovani non vedono futuro, non hanno sbocchi, perchè è l'intero paese che non ne ha o ne ha pochissimi dopo oltre 20 anni di crescita pressochè nulla. Non è cresciuto adeguatamente il famoso Pil, ma soprattutto non sono cresciute abbastanza innovazione, infrastrutture, formazione, ...e chi più ne ha più ne metta. Siamo fermi a 20, forse 30 anni fa, mentre il mondo nel frattempo ha camminato intorno a noi, a volte ha addirittura corso. In tutto questo i giovani sono ulteriormente svantaggiati perchè sono l'anello più debole di un sistema immobile nel quale faticano ad entrare. Chi può permetterselo ed è in gamba va all'estero, questo sì, ma il problema è un altro: se non possiamo negare che i migliori vadano all'estero, non dobbiamo nemmeno tralasciare che lo fanno quasi nelle stesse proporzioni degli altri giovani europei, solo che noi in Italia non sappiamo attirare gli stranieri e quindi il saldo tra giovani che escono e che entrano nel nostro paese è negativo. E, aggiungo, il dato peggiora considerando che i nostri talentuosi espatriati difficilmente tornano. Quindi, piuttosto che preoccuparci dei giovani dotati che letteralmente volano via, cosa che in un economia globale è normale, dovremmo preoccuparci del ben poco appeal che l'Italia ha nei confronti dei giovani stranieri e dei nostri in fase di rientro, un capitale umano di cui avremmo tanto bisogno.
Cosa fare? Semplice: dobbiamo cambiare il paese, la nostra mentalità; si dovrebbe cominciare dalle piccole cose, per esempio responsabilizzazione e meritocrazia. Cominciamo a far dialogare il mondo della scuola/formazione con la società civile, le aziende e l'economia; colmiamo quello scollamento e quell'incomunicabilità tra questi ambiti, perchè solo così giovani e meno giovani avranno un futuro!
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