L'esperienza del viaggio è qualcosa che sta tra la vita quotidiana, il nostro passato, e un desiderio di futuro che può contenere tante cose: speranze, intenti, aspettative, ma anche ricongiungimento con quell'Uno primordiale che abbiamo perduto. Il viaggio è un divenire fra la contingenza dell'oggi, il tempo mitico delle storie di ieri e l'epica del ritorno.
Il vero scopo di un viaggio dovrebbe essere sempre quello di cogliere lati nuovi e sorprendenti del mondo. Abituarsi ad essere liberi, acquisire l'elasticità mentale per analizzare poi meglio le situazioni e gli accadimenti quotidiani. Significa sporcarsi con il fango della vita, ma anche conquistare un pò del costrutto divino che ci offre l'inconosciuto.
Ogni tragitto, però, per essere davvero compiuto, deve contemplare anche un ritorno. Il ritorno è un desiderio di responsabilità, ma contiene anche quel sentimento pieno di inganno che è la nostalgia: illudersi di trovare al rientro le cose intatte. Per questo il ritorno può dirsi compiuto solo quando è stato sublimato e metabolizzato ciò che abbiamo incontrato di nuovo.
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