In un momento in cui tutto sembra allo sbando, la società impazzisce, le Istituzioni fanno ridere, i controsensi sono all'ordine del giorno, i Peggiori di sempre non solo non vengono allontanati bensì vengono pregati per essere riconfermati, il più debole viene sempre più colpito per garantire i poteri forti, le piazze di tutto il mondo insorgono e le sommosse dilagano, risulta contemporaneo il pensiero di Henry David Thoreau, filosofo anarchico ottocentesco che scrisse un libro intitolato La disobbedienza civile.
Thoreau fu un personaggio forte, tanto per la personalità quanto per le scelte di vita: tra le tante cose che fece, si rifiutò di pagare le tasse in segno di protesta contro le scelte guerrafondaie degli Stati Uniti, allora in guerra con il Messico, e per questo fu arrestato; da allora perse completamente la fiducia nell’istituzione statale («compresi che lo Stato era stupido, [...] che non sapeva distinguere gli amici dai nemici, e persi completamente il rispetto nei suoi confronti che mi era rimasto, compatendolo») e decise di distaccarsi non solo da essa, ma anche dall’idea stessa di società, ritirandosi ad una vita appartata anche fisicamente, una scelta questa che lo spinse ad abbandonare la città e a costruirsi una capanna, in riva ad un lago isolato, in cui visse (e scrisse) per due lunghi anni.
Il linguaggio è chiaro ed i contenuti, nonostante i continui riferimenti biblici e religiosi, nonostante l’ingenuità di alcune sue considerazioni economiche, hanno l’arditezza di andare contro una tradizione filosofica e politica che nello Stato borghese ottocentesco era difficile scalzare: quella di giustificazione dello Stato borghese stesso. Egli lo nega, ne rifiuta la legittimità, fa lo stesso con la democrazia, considerata innaturale (perchè infatti una maggioranza dovrebbe avere il diritto di governare? «La ragione pratica per la quale [...] si permette ad una maggioranza di governare, non risiede nel fatto che è più probabile che essa sia nel giusto, [...] ma è solo perchè la maggioranza è fisicamente più forte»). Egli propone un’anarchismo individuale e suggerisce validi motivi e metodi per abbattere la tirannia democratica, dittatura e imposizione dei più sui pochi.
Rileggendolo in questo periodo di tempesta finanziaria e sociale, non si possono che trovare considerazioni perfette per il momento, soprattutto riferendosi ai politicanti da quattro soldi attuali e al peso schiacciante del capitale finanziario nel mondo globalizzato: «è opera di un numero relativamente ristretto di persone che si servono del governo stabilito come proprio esclusivo strumento, poiché il popolo non avrebbe consentito all’impresa». Non ci resta che.....
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