La voce del maestro non è come il cibo, che diminuisce al crescere dei commensali, bensì come il sole, che elargisce a tutti la medesima luce e il medesimo calore; lo stesso vale per il grammatico: qualora disserti sul modo di parlare, chiarisca questioni particolari, esponga delle storie o commenti poesia, a imparare saranno tanti quanti ascolteranno. (...) Verso di loro, dunque, assuma anzitutto i sentimenti di un padre, e sia convinto di prendere il posto di quanti gli affidano i figli. Egli non abbia vizi e non li ammetta negli altri. La sua serietà non assuma i tratti della cupezza e la sua affabilità non sia sguaiata, affinché a causa della prima non gli venga antipatia e a causa della seconda scarso rispetto. Parli senza risparmio di ciò che è onesto e di ciò che è bene: quanto più spesso ammonirà, tanto più raramente punirà. Si adiri il meno possibile, ma non finga di non vedere i difetti da correggere, sia semplice nelle spiegazioni, resistente alla fatica, assiduo ma non eccessivo. Risponda di buon grado a chi gli fa domande, di sua iniziativa interroghi chi non gliene pone.
(Marco Fabio Quintiliano)
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