Di tanto in tanto, mi piace soffermarmi a tirare qualche somma, di quello che ho realizzato, di come ci sono arrivato, dei tempi che ho impiegato.
Riflettendo sui tempi andati, faccio bilanci crudeli, in cui di fatto mi guardo in un ipotetico specchio e valuto le mie iniziative ed azioni: ritengo infatti che, al di la di quello che si pensa, per capire realmente cosa si è fatto, non c’è nulla di meglio di una sana autocritica.
Ripenso a momenti chiave, a scelte professionali fatte e non fatte con grande serenità e ad altre, invece, estremamente sofferte, e traccio una linea di demarcazione tra di esse, per cercare di comprendere se davvero io sia felice. Il lavoro che svolgo quotidianamente mi piace e lo faccio con grande amore, dunque, tutto sommato, posso ritenermi soddisfatto, anche perché, in uno dei miei “viaggi” a ritroso nel tempo, molto spesso tento di ricordare il giorno in cui decisi di intraprendere la mia carriera. Ricordo che avevo varie possibilità di fronte a me, ma decisi di seguire la mia passione.
Passione, sì. Perché in fin dei conti reputo la vita troppo breve per essere infelici e dunque fare un mestiere che non avrei amato, avrebbe certamente minato la mia serenità. Magari avrei potuto guadagnare di più, o forse avrei ricevuto dei riconoscimenti importanti. Ma sarei stato ugualmente felice?
La risposta a questo interrogativo è fin troppo scontata. Tutto nasce dalle nostre passioni, dalle nostre esigenze, dal nostro Io più profondo. La vocazione non è roba che interessa solo chi sceglie il sacerdozio. Noi nasciamo con gusti ben precisi riguardo alla vita, a partire dall’alimentazione, fino ad arrivare alle cose più futili, ma se è vero che l’essere umano può vantare certamente la grande abilità di sapersi adattare alle più disparate situazioni, è altrettanto vero che comunque fare quello che ci piace e seguire maggiormente le nostre passioni è l’aspirazione di tutti noi.
Questo non significa che nella vita, a prescindere, tutto ci andrà bene e le difficoltà sono sempre dietro l’angolo. L’entusiasmo è una molla assai forte quando sembra che tutto vada storto: è una forza che ci spinge a non demordere e a ricordarci il motivo per il quale stiamo svolgendo un determinato tipo di lavoro. E la passione deve essere considerato il nostro punto di partenza. Mollare? Per cosa? Per una realtà che solo apparentemente potrebbe renderci felici, salvo poi accorgersi di essere diventati qualcosa di cui non andiamo fieri? No, meglio continuare a credere nei nostri sogni di bambini, meglio continuare a lottare per fare ciò che ci rende felici.
Nei momenti in cui ci sembra che ci cada il mondo addosso, ricordarsi del motivo per il quale si è deciso a fare una determinata scelta, aiuta certamente a non farsi prendere dallo sconforto. Nella vita tutto passa, l’importante è non far passare la vita, guardando gli altri che se la godono. Aggrappiamoci dunque tutti alle nostre passioni e proviamo a fidarci delle nostre scelte. Quando le tempeste saranno passate ci troveremmo a dover fare i conti con noi stessi e con la nostra stessa essenza.
Sono le passioni che rendono la vita più bella ed è seguendo quelle che siamo diventati ciò che volevamo.
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