“Si trasforma in un razzo missile / con circuiti di mille valvole / tra le stelle sprinta e va. / Lui respira dell’aria cosmica / è un miracolo di elettronica / ma un cuore umano ha. / Ma chi è? “.... con questa sigla, famosissima a chi come me ha superato una certa età, quaranta anni fa circa un robottone alto 30 metri balzava fuori dagli schermi diventando un mito generazionale e dava l’addio ai cartoni animati che fino ad allora rappresentavano cani, gatti e topi.
Quando Goldrake debuttò nel 1978, il suo raggio antigravità, il maglio perforante e l’alabarda spaziale catturarono la fantasia dei ragazzini ma non l’entusiasmo dei genitori che credevano che il cartone fosse troppo violento: in realtà Goldrake non esaltava la violenza in sé, ma i valori del coraggio, della generosità e dell’amicizia.
Actarus, un principe del pianeta Fleed, incarnava infatti il Bene, costretto a scappare a causa del malvagio Re Vega, simbolo di una società brutale, militarizzata e disumanizzata. Dopo essere fuggito a bordo del robot Goldrake, egli trovò rifugio sulla Terra, dove si mise a lavorare come stalliere, finché le forze di Vega non decidettero di invadere il nostro pianeta, obbligando Actarus ad affrontarle prima di ritornare su Fleed per fondare una nuova civiltà.
A distanza di tanti anni, molti di noi ripensiamo a questa saga e cerchiamo di contestualizzarla alla realtà in cui viviamo oggi, nella speranza che la lotta di Goldrake non sia stata vana...
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